Gli avventi avversi... preferiscono le donne

Per i farmaci non siamo tutti uguali

Uomini e donne possono dunque assumere i farmaci in modo analogo? I farmaci presentano lo stesso profilo di sicurezza e la stessa tossicità rispetto alla popolazione maschile e femminile? In questo articolo abbiamo introdotto l'argomento della medicina di genere, ora lo approfondiamo ulteriormente.

E’ indubbio che la sperimentazione sulle donne sia più complicata e costosa in quanto il sesso femminile presenta situazioni più a rischio quali la gravidanza, il ciclo mestruale e la menopausa che modificano le condizioni basali. Ecco perché la maggior parte dei farmaci oggi in commercio sono stati testati solo sugli uomini, ad esempio l’acido acetilsalicilico o gli anti-ipertensivi che proprio per questo funzionano meglio sugli uomini “regalando” spesso tossicità inattese e più probabili nelle donne.

Lo sviluppo di un farmaco, percorso lungo e difficoltoso

Lo sviluppo di un farmaco è un iter molto lungo e complesso, prima di arrivare alla sperimentazione sull’uomo, che ad oggi prevederebbe un arruolamento paritario di maschi e femmine per un risultato ottimale, si parla di un percorso lungo da 10 a 15 anni con un tasso di fallimento che va dall’80 al 90%. Dobbiamo infatti pensare che per ogni farmaco approvato dalla Food and Drug Administration più di 1000 sono stati sviluppati ma hanno poi fallito, non arrivando nemmeno alla sperimentazione sull’uomo. Arrivati quindi alla sperimentazione sull’uomo si devono valutare molti parametri tra cui la sicurezza, la tollerabilità, la dose o l’intervallo di dosi adeguate e l’efficacia, tutti parametri che dipendono dalla farmacocinetica e dalla farmacodinamica di ciascun farmaco. La farmacocinetica studia il movimento del farmaco all’interno del corpo umano, mentre la farmacodinamica analizza gli effetti del farmaco sul corpo in termini di efficacia, effetti collaterali e tossicità. E’ quindi intuitivo prevedere che cinetica e dinamica dei farmaci possano impattare diversamente tra uomo e donna.

Farmacocinetica e differenze di genere

Le donne secernono meno acido a livello gastrico e tendenzialmente hanno tempi di transito intestinale più lenti rispetto agli uomini. Queste differenze comportano una minore biodisponibilità di farmaci che richiedono un elevato ambiente acido per essere attivati e di conseguenza minore efficacia. Come varia anche il tempo di svuotamento gastrico che nella donna, visto il rallentamento, prevede la somministrazione di un farmaco a digiuno in tempi diversi rispetto all’uomo.

La distribuzione invece è influenzata da fattori quali l’indice di massa corporea (BMI), la composizione corporea, il volume plasmatico e la capacità di legare le proteine plasmatiche. Gli uomini in genere sono più pesanti, hanno gli organi più grandi e hanno un BMI più elevato rispetto alle donne che invece hanno solitamente una maggiore riserva di grasso. Quindi ad esempio un farmaco lipofilo come una benzodiazepina, ha una durata d’azione più lunga nelle donne in quanto la massa grassa è superiore.

Per quanto riguarda il metabolismo dei farmaci già nel 1980 si scoprì che l’espressione di molti enzimi epatici, appartenenti anche alla super famiglia del P450 (principale responsabile nella detossificazione nell’uomo) è dipendente dal sesso, ne consegue quindi che efficacia e tossicità dello stesso farmaco variano nei due sessi.

L’escrezione infine riguarda l’eliminazione dei farmaci che avviene principalmente attraverso i reni ma non solo perché può interessare anche il sudore, il latte materno e l’espirazione. Anche in questo caso le differenze di genere aumentano o diminuiscono la capacità di eliminazione di uno stesso farmaco.

Farmacodinamica

Come dicevamo la farmacodinamica mette in relazione la concentrazione del farmaco con l’effetto, sia esso benefico che tossico. Di seguito prenderemo in considerazione alcuni farmaci il cui effetto farmacodinamico nelle donne è diverso. La maggior parte dei farmaci antipsicotici (farmaci che si usano in casi di problemi mentali come schizofrenia e mania) è lipofila e quindi tende ad accumularsi nel tessuto adiposo. E’ noto che la donna contiene in media circa il 25% di tessuto adiposo in più rispetto all’uomo. Questo implica che la dose di antipsicotico a cui la donna risponde e il regime di mantenimento ottimale richiedono una quantità di farmaco ridotta rispetto all’uomo. Infatti la maggior parte degli effetti collaterali riscontrati sono a carico di donne sovramedicate.

La recente pandemia da Covid-19 ha dato un forte input alla medicina di genere perché fin dall’inizio è stato chiaro che tale infezione fosse più grave nella popolazione maschile. Sia la prevalenza che la gravità delle infezioni batteriche, virali e parassitarie è maggiore nei maschi mentre le donne reagiscono in modo più vigoroso sia alle infezioni che ai vaccini.

In conclusione

In conclusione possiamo dire che il giusto approccio nella disciplina medica non è tanto il concetto di uguaglianza, quanto invece quello di equità. Ecco che diventa sempre più importante parlare del giusto strumento con cui evidenziare le differenze che caratterizzano ciascun paziente. L’applicazione dell’approccio sesso e genere specifico in medicina è l’unico che consente una migliore tutela della salute per tutta la popolazione, come previsto dal piano del 2019.

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