Allergie e cambiamento climatico

Come l'inquinamento sta peggiorando la salute delle persone

Le giornate si allungano, le temperature aumentano e le piante si riempiono di fiori: è arrivata la primavera. Ma con essa per qualcuno arrivano anche i problemi legati all’allergia: starnuti, lacrimazione, naso che cola. Infiammazioni delle vie respiratorie superiori scatenate dal contatto con gli allergeni del polline.
Sempre più spesso assistiamo a grandi variazioni climatiche che soprattutto nel periodo primaverile tendono a far sbocciare i fiori in anticipo creando problematiche allergiche anche in periodi normalmente non previsti. Questi cambiamenti climatici creano una relazione con le allergie ai pollini?

Cosa dice la scienza?

Le prove cliniche rivelano un aumento generale sia dell’incidenza che della prevalenza delle malattie respiratorie, come rinite allergica (raffreddore da fieno comune) e asma. Il cambiamento climatico può accelerare la crescita delle piante e favorirne la fioritura precoce, portando non solo a un’estensione della stagione delle allergie, ma anche a un aumento delle quantità aerodisperse di pollini allergenici.
Due ricercatori dell’Università del Michigan hanno simulato gli effetti di un aumento delle temperature e delle emissioni di anidride carbonica (CO2) sulle 13 specie vegetali più comuni negli Stati Uniti, stimando un incremento della produzione di polline di circa il 200%, un anticipo di circa 40 giorni e un aumento di 19 giorni della stagione pollinica da qui alla fine del secolo. Nella Valbelluna, osserviamo da qualche anno le prime avvisaglie di risalita dei pollini già dalla fine di gennaio.
Le attività umane hanno aumentato le concentrazioni di anidride carbonica e di altri gas ad effetto serra modificando drasticamente il clima ed il correlato riscaldamento globale. Tutto questo ha influenzato la quantità, l’intensità e la frequenza del tipo di precipitazione oltre che la frequenza di eventi estremi quali ondate di calore, siccità, temporali, inondazioni e uragani. Le piante allergeniche inoltre producono più polline in risposta agli alti livelli atmosferici di CO2.

Cambiamenti climatici e salute

La salute respiratoria può quindi essere particolarmente colpita dai cambiamenti climatici, che contribuiscono allo sviluppo di malattie respiratorie ed asma sempre più frequenti. Gli allergeni dei pollini innescano il rilascio di mediatori pro-infiammatori e immunomodulatori che accelerano l’insorgenza della sensibilizzazione IgE-mediata e quindi dell’allergia. Questa patologia viene generalmente utilizzata per valutare l’interrelazione tra inquinamento atmosferico e malattie respiratorie allergiche, come la rinite e l’asma. I temporali durante la stagione dei pollini possono spesso causare esacerbazione di allergia respiratoria e di asma nei pazienti con raffreddore da fieno in quanto le gocce di pioggia rompendo i pollini ne aumentano la diffusione e quindi la quantità aerodispersa. In conclusione possiamo sicuramente dire che l’allergia ai pollini e la stagione dei pollini all’inizio, nella durata e nell’intensità sono alterate e profondamente correlate al cambiamento climatico.

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