Carne coltivata, una scelta etica ed ambientale

Perché guardare positivamente a questa novità

Da molti anni si parla di impatto ambientale dell'alimentazione. Con questa espressione ci si riferisce a quante risorse consuma la produzione di cibo. La scelta di cambiare stile alimentare da parte di alcune persone deriva proprio da queste riflessioni. Le persone vegane, ad esempio, hanno fatto una scelta etica, ecologica e salutare. Altre, meno radicali, hanno deciso di ridurre il consumo di carne, il consumo di uova prodotte industrialmente ed il consumo di latticini, dal momento che sono consapevoli che le mucche per produrre latte devono fare vitelli.

Allevamenti intensivi, un problema sotto molti aspetti

La pratica dell'allevamento, soprattutto quello intensivo, pone molti problemi:

  • un problema etico che riguarda la sofferenza degli animali, allevati in batteria e senza attenzione al loro benessere, con razze sezionate per aumentare la produttività, così deboli che se venissero lasciate libere non sarebbero in grado di sopravvivere.
  • un problema ambientale, che riguarda le emissioni di liquami e gas serra, l’uso di suolo con la deforestazione che ne deriva, il consumo di acqua. Una vacca emette tra i 70 e i 120 kg di metano all'anno, tramite l'intestino. I bovini allevati nel mondo per la produzione di carne e latte, assieme agli altri animali da reddito, liberano nell'atmosfera l'equivalente di circa 3,1 miliardi di tonnellate di CO2 all'anno. Per produrre 1 kg di carne bovina occorrono in media 15000 litri di acqua, contro i 350 litri necessari invece per 1kg di cetrioli o i 250 litri per la lattuga. La carne animale ha in media un’impronta idrica per caloria venti volte maggiore rispetto a quella di cereali o patate.
  • un problema di salute pubblica, in relazione alla possibilità di diffusione di zoonosi (malattie che possono fare un salto di specie), all'antibiotico resistenza (l'abuso di antibiotici utilizzati all'interno degli allevamenti per ridurre il rischio di infezioni) e alle disfunzioni ormonali provocate del residuo di ormoni e altri farmaci nelle carni macellate che arrivano nelle nostre case.

Carne coltivata: perché sì?

Ognuno di noi può scegliere di assere vegetariano o vegano, ma naturalmente non è giusto nè praticabile  obbligare qualcuno a non consumare carne. Inoltre, coprire la richiesta di carne tornando all'allevamento di tipo tradizionale non è pensabile. Per questi motivi, dobbiamo convenire che produrre carne in laboratorio offre degli aspetti positivi:

  • dal punto di vista etico, contribuisce alla riduzione della sofferenza animale e del numero di capi di bestiame allevati
  • dal punto di vista ambientale tutti i sostituti della carne da allevamento hanno un impatto sull’ambiente più basso
  • dal punto di vista della salute pubblica vengono  eliminati i rischi di zoonosi, di disfunzioni ormonali e di aumento dell'antibioticoresistenza in quanto la carne è coltivata in un ambiente controllato e privo di malattie e si può confezionare sul posto evitando contaminazioni.

Mettiamo quindi da parte le perplessità ed affacciamoci con curiosità a questa grande novità. E' una questione di futuro per l'umanità e del mondo che vogliamo realizzare assieme.

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